.

Per Alberto Cavallini

Per Alberto Cavallini

Per Alberto Cavallini
Gli autori de "L'utopia della base" e Severino Saccardi ricordano Alberto Cavallini

 

Avevo una quarta elementare, una classe di 33 alunni, di cui 27 erano ripetenti, tutti figli di immigrati. C’era un business intorno alla selezione, un gioco di lezioni private. Quando arrivò il giorno dello scrutinio di fine anno, il direttore mi voleva far bocciare sette ragazzi. Pensai tutta la notte a questa cosa: mi vergognavo dell’azione che mi volevano far commettere. Allora scrissi, dietro a tutte le pagelle, “l’alunno è stato ammesso”. La mattina mi presentai a scuola con la pau- ra, ma ero contento, ero convinto di avere fatto quello che dovevo fare. Il direttore, all’inizio, registrava ogni pagella seguendo il mio giudizio. Poi si rese conto: su trentatré alunni trentatré promossi. All’improvviso prese le pagelle e le buttò per aria; hai presente il Columbus Day a New York, quando si vedono nel cielo volare i coriandoli? E gridava: “vada via, vada via!”. E io a raccattare le pagelle. Uscii fuori liberato. Quello per me è stato il momento più bello della mia vita.

 

/

 

Un grave lutto colpisce gli autori de “L’utopia della base” e tutti coloro che hanno collaborato alla nostra ricerca: è morto Alberto Cavallini, uno dei principali protagonisti del movimento studentesco dell’Istituto magistrale di Colle di Val d'Elsa.

Figlio di mezzadri cattolici, dopo due anni di lavoro torna nei banchi di scuola e vive da protagonista gli anni della contestazione. Pochi mesi di sogno e poi l'aspetta il duro lavoro di maestro in una scuola elementare nel Varesotto tra i figli di immigrati. I valori politici e morali acquisiti in quegli anni lo accompagnano nella sua vita spesa per la scuola. Alle ambizioni politiche ed economiche antepone la coerenza e il rigore morale e l'impegno che si concretizza nel "fare" più che nel "dire", come la sua attività di scultore e manipolatore di argilla, attività che il "Caba" non ha abbandonato neppure nell'ultimo difficile periodo della sua vita. Collaborando al nostro progetto di "L’utopia della base" ci ha lasciato con le sue interviste alcune delle testimonianze più belle del volume.

 

Francesco Corsi, Pietro Peli, Stefano Santini

 

/

 

Anche Severino Saccardi ci consegna un breve ricordo di Alberto Cavallini. 
"Alberto - dice Saccardi - è stato una persona, apparentemente "semplice", ma di grande valore: uomo di forti ideali, insegnante elementare "di frontiera" ed artista  (capace di modellare, con istintiva manualità e grande bravura, la creta) irridente e profondo.
Merita di essere ricordato".
Qui sotto il messaggio di Severino, letto da don Andrea Bigalli durante la cerimonia di commiato:
 
Alberto carissimo,sono lontano da Firenze e ad essere lì, oggi, con te non ce la faccio.
Perdonami.
Chiedo a Don Andrea che è lì per darti l'ultimo saluto (insieme ai tanti che ti hanno voluto bene) di farsi interprete dei miei sentimenti e di dar voce ai miei ricordi.
Cosa non semplice. Bisogna stare attenti alle parole da usare.
Tu odiavi i paroloni e la retorica. Della semplicità di vita avevi fatto una bandiera.
Ma sono le persone apparentemente semplici a darci a volte le lezioni di vita più grandi,così tu hai saputo fare con me e con gli altri amici in tanti momenti. Quando insieme facemmo il nostro piccolo "Sessantotto di Provincia" colligiano; o quando mi scrivevi belle lettere da "maestro di frontiera" sperduto nelle nebbie di Induno Olona.
L'ultima lezione me l'hai data quando un po' di tempo fa, sono venuto, con titubanza ed esitazione a trovarti mentre eri già molto malato.
Abbiamo parlato a lungo, e ne sono uscito, stranissimo a dirsi, con una sensazione di grande serenità.
Hai saputo alludere ad una fine imminente, rimandando però immagini di serenità, di forza e di vita.
Di questo, ti sarò sempre grato.
Che l'ultimo viaggio ti sia lieve.
Tuo Severino (o come tu mi avresti chiamato secondo l'usanza di un tempo) "Severo".

 

Foto
Foto

1970 | Occupazione della vetreria Vilca

Occupazione della vetreria Vilca: i vetrai dormono in fabbrica. Foto: Giampiero Muzzi

Filmoteca
Filmoteca

1965 | Piscina Olimpia

"La costruzione della piscina fu per i comunisti colligiani una vera e propria impresa collettiva [...] In effetti un progetto del genere rappresentava, prima di tutto, un’impennata di orgoglio civile: si trattava di dimostrare «cosa erano capaci di fare i comunisti». Nel 1962, iniziarono i lavori di costruzione. Se il concepimento dell’idea originaria dovette molto all’utopia, l’apertura del cantiere si trasformò senz’altro in un momento di epica sociale: parteciparono ai...

Documenti
Documenti

1970 | Strappato l'accordo alla Vilca

"Strappato l'accordo alla Vilca" Maria Luisa Meoni, l'Unità, 22 marzo, 1970

Documenti
Documenti

1972 | Inchiesta sull'Arnolfo

"Inchiesta sull'Arnolfo" - frontespizio della pubblicazione, Collettivo operaio, aprile - maggio 1972

Documenti
Documenti

1969 | 113... La polizia al servizio di chi?

"113... La polizia al servizio di chi?" - volantino, Movimento studentesco di Colle Val d'Elsa, 28 ottobre 1969